1 marzo 2006 – L’anima della precarietà

La vicenda Delphi sembra concludersi nel migliore dei modi anche se la chiusura di una fabbrica non può certo essere un segnale positivo. Questo grazie alla previsione dei famosi ammortizzatori sociali pensati nel secolo scorso per evitare che un momento di crisi si trasformasse in tragedia.
Le tragedie però sopravvivono quotidianamente in tutti quei lavori “nuovi” e in quei contratti “atipici” (che ormai sono diventati tipici) che le leggi del secolo scorso non possono tutelare.
Il contratto a progetto è la forma contrattuale che ormai coinvolge quasi la metà dei nuovi assunti ma non prevede nemmeno l’accesso ai requisiti minimi di disoccupazione per avere una continuità di reddito in attesa di un nuovo lavoro. Ideare il Pacchetto Treu e la Legge Biagi senza pensare a forme di tutela nei periodi non lavorativi è quantomeno da irresponsabili.
Ma come ogni elemento presente sulla terra, la precarietà non si caratterizza solo per questo aspetto materiale ma anche per uno spirituale: il ricatto. Per portare un esempio basta spostarsi dalla Delphi al call center Telegate (il vecchio e il nuovo). Telegate assume a progetto e applica un alto turnover grazie alle continue scadenze, riconferme o nuove assunzioni settimanali. Il ricatto del turnover, anche a discapito della qualità, è una precisa strategia per minare qualsiasi tipo di certezza dei lavoratori. A ciò va aggiunto che l'abitudine di far passare giorni o settimane per i rinnovi causa anche un danno economico per chi, anche se riconfermato, si troverà una settimana in meno nella busta paga.
Bisogna entrare nell’ordine di idee che 300 posti di lavoro con simili modalità di scadenza e di rinnovo, non sono posti di lavoro ma sussidi di disoccupazione a 3 o 6 mesi.
Certezza e continuità del reddito sono elementi fondamentali perchè un posto di lavoro possa essere definito tale.

precaut livorno

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