dal tirreno
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Una vita da precari»
La protesta del centro sociale Godzilla
LIVORNO. Quando dall’ingresso di via Spagna, 18 – nel pieno del Parco industriale di Guasticce – la voce del megafono sale ai piani alti la cerimonia di inaugurazione del call center non è ancora cominciata ma autorità e responsabili dell’azienda ci sono tutti. «Precario sul lavoro? Precario a vita», è il titolo del volantino che i giovani del centro sociale “Godzilla” distribuiscono guardati a vista dai carabinieri che, al termine della manifestazione di protesta, li identificheranno uno per uno. «Non siamo venuti a contestare i posti di lavoro in sé – spiegano i giovani -. Ma vogliamo dire la nostra opinione su quale lavoro, quali contratti, quale futuro. Se c’è qualcosa che contestiamo è il tono trionfalistico usato dalle pubbliche amministrazioni locali».
«Ci spiegano – continuano i manifestanti – che questi non sono posti di lavoro “veri”: allora, qual è l’occupazione futura, stabile, “vera” che hanno in mente?».
Piero Nocchi, segretario generale della Cgil provinciale, accetta il confronto serrato: «Non abbiamo mai detto che questa è la risposta alla necessità di lavoro che Livorno ha. E non è certo con questo tipo di occupazione che si danno certezze ai giovani. Da anni sosteniamo, come Cgil, che il lavoro creato in questi anni è di bassa qualificazione, oltre che precario. Non ho mai sostenuto che quello siglato con il call center a Guasticce sia un buon accordo. Ma ho detto che mi permette comunque di avere un’azienda qui. Perché Livorno non si può permettere di dare un’immagine di rifiuto degli investimenti. Il giudizio che date lo considero e non ho mai detto che ho vinto». Nessun trionfalismo, dunque, da parte del sindacato, insiste Nocchi, accalorandosi: «Ma questo non basta. Dobbiamo decidere quale sviluppo vogliamo per il nostro territorio, perché i nostri giovani hanno bisogno di risposte e parlare non basta più. Questi ragazzi hanno ragione a contestare che questo non è il futuro per i loro coetanei, sapendo però che è comunque un pezzettino, che può aiutare. Ed è certo che come Cgil porremo il problema della strutturalità dell’azienda e del consolidamento del lavoro al suo interno».
D.F.
Nicola Triolo, Slc-Cgil
«Chiesti i dati sul personale: nessuna risposta»
LIVORNO. Tra le questioni sollevate dai rappresentanti del centro sociale Godzilla (che ha al proprio interno un collettivo precari che si riunisce tutti i giovedì alle 19) anche quello dell’accordo siglato tra Telegate e sindacati, per il call center di Livorno, che viene definito «al ribasso».
A Nicola Triolo, segretario provinciale della Cgil, abbiamo chiesto lumi sulla lunga trattativa che ha preceduto le assunzioni: «È vero che c’è stata una discussione al nostro interno, con le strutture nazionali e con la Fiom di Torino (dove si trova l’altro call center di Telegate, ndr). I nostri assunti hanno il contratto dei poligrafici, quelli di Torino sono inquadrati come metalmeccanici».
A Livorno, inizialmente, Telegate aveva chiesto che l’unica tipologia di assunzione fosse quella “a progetto” che non prevede nè ferie, nè malattia e, soprattutto, spiega una sindacalista della Fiom di Torino comporta «un risparmio contributivo altissimo per le imprese». Questo tipo di contratto – continua Triolo – «l’abbiamo un po’subito. Poi, nell’accordo siglato, siamo arrivati alla conclusione che dovevano essere utilizzati tutti i tipi di assunzione previsti per la categoria. Il problema oggi è che avevamo chiesto di conoscere i dati, quanti assunti e con che tipo di contratto, prima dell’inaugurazione. Invece, non abbiamo saputo niente e non è previsto neppure l’incontro già sollecitato per aprire un tavolo di contrattazione e verificare che gli accordi siano rispettati».
Fronte già caldo, dunque, quello occupazionale mentre Telegate punta a raggiungere su Guasticce l’obiettivo di 500 addetti e l’accordo sindacale prevede verifiche periodiche, ogni sei mesi, fino alla data di scadenza, tra tre anni.