31 dicembre 2005 – articolo sul Manifesto su Telegate

QUESTO CHE PUBBLICHIAMO E' UN ARTICOLO CHE APPARIRA' NEI PROSSIMI GIORNI SUL "IL MANIFESTO", SCRITTO DA UN GIORNALISTA NOSTRO AMICO E COMPAGNO,
E PARLA PROPRIO DI TELEGATE, DEI CONTRATTI STIPULATI DALL'AZIENDA E DELL'ATTEGGIAMENTO TENUTO DAI SINDACATI LIVORNESI SU QUESTA QUESTIONE
(è un pò lunghino, ma è molto chiaro ed interessante):

Nella sede torinese dell’Unione Industriali abbondano risate e pacche sulle spalle
quando il discorso scivola sull’apertura di Telegate a Livorno. Nessuno tra loro
avrebbero mai pensato di poter irrompere nella “rossa” e operaia Livorno con le
istituzioni di centrosinistra e Cgil-Cisl-Uil favorevoli ad applicare i peggiori
tipi di contratti precari della Legge Biagi.
C’è riuscita Telegate, società tedesca leader nel mercato dell’informazione
telefonica con compartecipazioni in altre società di tutta Europa. In Italia la
maggior parte del capitale sociale di Telegate è della Seat Pagine Gialle (al 70%).
Gestisce il servizio “Pronto Pagine Gialle 89.24.24 e, a partire dallo scorso
ottobre, anche il servizio “12.40” che sostituisce il vecchio “12” di Telecom
Italia.
Ufficialmente, Telegate ha aperto un nuovo call center nella frazione di Guasticce
perché ha ritenuto che fosse la soluzione ottimale in termini di costi, logistica e
dimensioni territoriali. Si è pure detto che l’inflessione livornese – così di moda
negli ultimi anni, basti vedere film e pubblicità – abbia svolto un ruolo decisivo
nella localizzazione del nuovo megacentralino. In realtà, Telegate non aveva alcuna
intenzione di trasferirsi a Livorno. “Telegate voleva raddoppiare a Torino – ci
spiega Antonio Citriniti, delegato della Fiom torinese – ma i molti contenziosi che
i lavoratori hanno aperto con l’azienda, hanno spinto quest’ultima a cercare terreno
fertile altrove. L’hanno trovato a Livorno – precisa polemicamente Citriniti –
grazie all’appoggio determinante dei sindacati confederali”.
I contenziosi di cui parla Citriniti vertono sull’utilizzo dei co.co.pro. La Fiom
torinese (insieme al Nidil Cgil) sta da tempo portando avanti una battaglia legale
perché sostiene che i lavoratori a progetto sono a tutti gli effetti lavoratori
dipendenti.
Una trentina le azioni legali in corso e ad agosto la prima vittoria. Una sentenza a
suo modo “storica” perché crea il precedente. Telegate è stata infatti condannata
per abuso di ricorso al contratto precario. Protagonista una giovane donna a cui
dovranno essere pagati i danni morali, la differenza salariale e i contributi
relativi ai 12 mesi svolti dal lavoratore al call center che, elemento fondamentale,
adesso dovrà essere assunto a tempo indeterminato. Insomma, è stato riconosciuto
come il contratto di co. co. pro. mascheri impegni e mansioni del tutto identiche a
quelle di un lavoratore fisso. “Alla Telegate di Torino ci sono circa 100 lavoratori
assunti a tempo indeterminato contro i 120 a tempo determinato e i 150 con contratto
a progetto: uno squilibrio inaccettabile – spiega Citriniti – ma questa sentenza
avrà la funzione di testa di ponte. Non è un caso che successivamente sia stato
sancito un accordo che impedisce a Telegate di assumere co.co.pro., ma solo
subordinati, anche se a tempo determinato (sei mesi prorogabili di altri sei). Ma
non solo: ai 100 che già hanno il contratto a tempo indeterminato se ne
aggiungeranno 45 che al momento hanno il contratto a termine e a 80 dei 150 che al
momento sono contrattualizzati a progetto verrà garantito il passaggio a tempo
determinato per 6 mesi. Ai restanti 70 circa, ossia coloro che non volevano più
lavorare a Telegate, è stato elargito un riconoscimento economico in base ai mesi di
lavoro prestati (4mila euro per 2 anni, 2mila per almeno 1 anno). Non è stato facile
– continua Citriniti – abbiamo fermato l’azienda quattro volte x 24 ore. Avremmo
potuto scegliere soluzioni più morbide e più immediate, ma non avremmo risolto il
problema. Non sarà la soluzione, ma è un passo avanti che permette di costruire
qualcosa”.
Telegate ha dovuto ben presto chiedersi come risolvere una grana che rischiava di
allargarsi a macchia d’olio. Ha perciò pensato bene di evitare di “raddoppiare” su
Torino, ma anziché far fruttare l’esperienza della sconfitta, ha esportato a Livorno
la stessa cieca arroganza, ossia le stesse condizioni di lavoro. Ma con due
aggravanti: l’assunzione attraverso il contratto dei poligrafici (quelli di Torino
sono inquadrati come metalmeccanici) e il totale disinteresse dei sindacati.
Giovanna, 30enne livornese, è “della prima infornata”, come ama lei stessa
definirsi. Come altre persone che sono state assunte per prime, ha un co.co.pro ad
un anno e in quanto tale viene definita una “fortunata” dai colleghi. “Il sindacato
(si riferisce alla Cgil, nda) non si è mai fatto vedere se non al tavolo delle
trattative. Visti i risultati era meglio che non si presentasse neanche lì. A volte
penso perfino che se al sindacato si comportano da infami, non è neanche giusto
avercela con l’azienda: loro sono semplicemente i padroni e si comportano da tali.
Bei tempi quando il sindacato si stringeva attorno ai lavoratori e fermava il porto!
Il mio salario? Meno di 500 euro per 20 ore settimanali – continua Giovanna – ma la
cosa che mi ferisce maggiormente è non avere alcun diritto, neppure quello,
perdonatemi il gioco di parole, di poter rivendicare i miei diritti. Mi riferisco
alle ferie, alla malattia e pure allo sciopero, perché se sciopero non guadagno: per
l’azienda è come se fossi rimasta a letto a dormire. E la vuoi sapere la chicca?
L’azienda ci ha perfino chiesto la disponibilità per Natale e San Silvestro senza
considerarli giorni di lavoro straordinario”.
Ma quali caratteristiche deve avere, secondo Telegate, il centralinista tipo?
Secondo il Collettivo precari autorganizzati di Livorno, l’unico gruppo che in
questi mesi è stato al fianco dei lavoratori Telegate, la quasi totalità dei
centralinisti ha un’età compresa tra i 20 e i 40 anni ed oltre il 90% di loro è
laureato o laureando. Ma soprattutto, quanti sono? Secondo Piero Nocchi, segretario
provinciale Cgil, “cento, forse centocinquanta”. “Un centinaio”, secondo Nicola
Triolo, segretario Slc-Cgil, entrambi presenti lo scorso agosto al tavolo delle
trattative. Triolo cade dalle nuvole quando gli diciamo che da una chiacchierata
appena fatta vis à vis con Maurizio Asei, elemento di vertice nel management del
nuovo call center, è emerso come la cifra si attesti sui 250, ormai prossima ai 300,
tutti (meno i famosi dodici dirigenti assunti all’inizio) con contratto a progetto e
quasi tutti a 3 o 6 mesi. “Non lo sapevo – ha commentato Triolo – anche perché gli
accordi presi con l’azienda erano altri”. Ma quali sono questi accordi? “Nei 36 mesi
di tempo concessi all’azienda per potersi insediare in pianta stabile sul territorio
– spiega Triolo – abbiamo stabilito quattro fasi. La prima scadenza, fissata per
marzo 2006, prevedeva che entro quella data l’azienda si avvalesse di non più di 60
collaborazioni a progetto a fronte di almeno 30 assunzioni a tempo determinato”.
Piero Nocchi, segretario provinciale della Cgil, non conferma e non smentisce: tutto
passa attraverso i “forse”, i “mi sembra”, i “se ben mi ricordo” o addirittura i
“non ricordo”. “Abbiamo sottoscritto un accordo – sostiene Nocchi – per cui ogni tre
o quattro mesi, non ricordo bene, parte dei contratti a progetto si trasformano in
tempo determinato e poi in apprendistato. Quale sarà fra un anno il rapporto fra
precari e assunti? Non so, perché in questa fase non è possibile sapere quanto
lavoro può essere presente su Livorno, lo verificheremo solo strada facendo”. Sui
motivi che hanno portato Telegate ad affacciarsi su Livorno, invece, Nocchi ha
un’idea ben precisa: “Queste aziende hanno logiche di mercato che gli impongono di
essere presenti in più località. E Livorno risponde alle loro esigenze come
formazione di base, basti pensare all’università di Pisa. Posso dire – ha
puntualizzato però Nocchi – che come Cgil abbiamo chiesto che l’azienda introducesse
varie tipologie di contratto: quelli a progetto, quelli a termine e quelli di
apprendistato”.
Per quanto riguarda quest’ultima tipologia di contratto (al momento comunque assente
all’interno del call center), sempre all’Unione Industriali di Torino circola
un’altra battuta: sembra che i sindacati, durante le trattative, abbiano imposto
all’azienda l’adozione di almeno una forma meno precaria di contratto e che i
dirigenti di Telegate abbiano colto la palla al balzo proponendo il contratto di
apprendistato senza alcuna obiezione da parte dei sindacati stessi. “Il contratto di
apprendistato è ancor peggiore di quello a progetto – spiega un incredulo Citriniti
– perché l’apprendista, il primo anno, percepisce solo il 60-70% dello stipendio e i
contributi pensionistici sono pagati dallo Stato, cosicché i costi per l’azienda
risultano irrisori. Non solo: ha un orario molto vincolante e da un punto di vista
salariale prende meno pure del co.co.pro perché a Telegate sarebbero tutti assunti a
4 ore giornaliere”.
Al di là del discutibile accordo siglato dai sindacati, un po’ tutti si chiedono
cosa succederà ora che, abbattuto il muro di gomma dietro al quale si trinceravano
sia l’azienda che i sindacati stessi, è emerso il mancato rispetto degli accordi
relativo alle assunzioni della cosiddetta prima fase.
"L’arroganza di quest'azienda nei confronti di tutti i dipendenti – continua
Citriniti – è totale. Vengono considerati elementi di una catena di montaggio e
nulla più, basti pensare che il contratto nazionale prevedrebbe un massimo di
lavoratori atipici pari al 15% del totale".
“Siamo ben consci che la qualità del lavoro offerto da Telegate è bassa”, afferma
Nocchi, “e nessuno pensa che questo sia il lavoro del futuro, ma non potevamo certo
permetterci, come Cgil, di perdere questo treno e, come Livorno, di dare un’immagine
di rifiuto degli investimenti”. Per l’assessore provinciale alle Attività
produttive, Marcello Canovaro, il call center offre invece opportunità di lavoro per
molti giovani, come ha dichiarato alla stampa locale un paio di mesi fa, “poiché
permette loro di fare esperienza in un campo innovativo e qualitativamente nuovo”.
Neppure i dirigenti di Telegate si erano spinti tanto: per loro, come dichiarato nei
giorni dell’insediamento in terra toscana, «è un tipo di lavoro che calza a pennello
per gli studenti universitari che vogliono avere qualche soldo in tasca ma anche
disponibilità di orari».
Ad agitare ancor più le acque (è notizia degli ultimissimi giorni), è la decisione
presa da Telegate di non rinnovare molti dei primi co.co.pro. a 3 mesi che l'azienda
aveva stipulato. Le prime scadenze sono previste per l'8 gennaio. I dipendenti
interessati dovrebbero essere un centinaio. A tal proposito, il Collettivo PrecAut,
sta organizzando un presidio di protesta per sabato 7 che dovrebbe portare alla
richiesta della riassunzione, con altre forme contrattuali, di tutti i dipendenti a
cui scadrà il contratto. Nel mirino dei PrecAut anche la questione delle festività
non pagate come straordinari (vedi Natale) e la mancanza di un servizio di trasporto
pubblico che collega Livorno e Pisa al call-center di Guasticce

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