di Donatella Francesconi
Call center, scadono oltre 100 contratti
Telegate continua l’espansione ma non conferma i trimestrali
Formazione in vista per una cinquantina di capi sala
——————————————————
————————–
GUASTICCE. Escono alla spicciolata, due o tre all’ora, subito rimpiazzati da altrettanti che entrano. Difficile capire il complicato meccanismo
dei turni che non sono certo quelli della fabbrica così come i loro padri l’hanno conosciuta, magari su quegli stessi terreni di Guasticce che ieri
erano sinonimo di Cmf e oggi sono targati Telegate. Che significa 12.40, numeri telefonici da fornire ai clienti al ritmo di una telefonata ogni 20
secondi, 500 euro al mese o poco più, contratti a progetto con scadenza da 3 a 6 mesi. Scadenza che è arrivata puntuale, tra ieri e domani,
per quasi tutti i giovani telefonisti della prima infornata (150 circa più il personale di staff).
A sostituirli starebbero arrivando i pretendenti che per tutto dicembre hanno frequentato i corsi di formazione dell’azienda controllata del gruppo
Seat Pagine gialle.
Mancati rinnovi. «Abbiamo visto gli affiancamenti – raccontano ragazzi e ragazze prendendo il volantino al presidio organizzato dal collettivo
“PrecAut” che fa capo al centro sociale “Godzilla” -. A qualcuno siamo riusciti a chiedere della loro assunzione, pensando che fossero il personale
in più annunciato. Dalla risposta abbiamo capito che una buona parte dei contratti a 3 mesi non sarebbero stati rinnovati». Una conferma arriva
anche dalla Cgil: «Sono tutti in scadenza – spiega Nicola Triolo, segretario della Slc – e ho già ricevuto telefonate che mi annunciavano i mancati
rinnovi. A tutti dico di venire al sindacato: se ci sono delle illegalità, e credo che ce ne siano, faremo i ricorsi come alle Poste dove ne abbiamo
vinti 150».
L’assemblea. Intanto, per domani pomeriggio alle 18, nella sede Cobas di via Pieroni, 27 (zona Piazza Grande) è fissata un’assemblea aperta a tutti
coloro che non sono stati confermati al call center, ma anche a tutti gli interessati. Più di uno, lasciandosi alle spalle il portone di Telegate, ieri mattina
ha chiesto informazioni al presidio e si è detto interessato a partecipare. E la manifestazione è terminata con una telefonata tra dirigenza del call center
e rappresentanti del collettivo. Ne seguirà un’altra – è stato concordato – per fissare a breve la data di un incontro tra azienda e sindacato autonomo
Cobas. Sperando che non finisca come con la Cgil che non ha più incontrato l’azienda – ricorda Triolo – dal giorno della firma dell’accordo.
Il sindaco Nista. Al Comune di Collesalvetti, quello su cui insiste la sede di Telegate versione labronica, sono stati giorni di festività come per tutti.
Ma il sindaco Nicola Nista non ha reticenze, informato delle voci che si rincorrono in queste ore sul mancato rinnovo di parte dei contratti, nel dichiarare
che «questi sono i danni della legge Biagi, da cambiare se il centro sinistra tornerà al governo del Paese. Ad oggi non ne è venuto nessun contributo dal
punto di vista dell’occupazione».
Eppure la Cgil livornese, per firmare l’accordo con Telegate, si è perfino infilata in un accordo che il segretario della Fiom, Strazzullo, non esita a definire
«sofferto», rischiando la rottura con i colleghi torinesi che hanno inquadrato i telefonisti con il contratto dei metalmeccanici invece che con quello dei
poligrafici come a Guasticce. Dunque la precarietà di cui parla il sindaco Nista è anche frutto di un accordo sindacale. O no? «Questo è vero, c’è poco
da dire», ammette Nicola Nista, continuando: «Ma non si possono rifiutare gli investimenti, anche se sappiamo che con le leggi in vigore tutte le aziende
adottano gli stessi sistemi. Ecco perché da tempo insisto sull’esigenza di insediamenti ad elevato grado di tecnologia, che hanno bisogno di personale
sempre più specializzato e, dunque, meno precarizzabile».
I progetti di Telegate. Anche Telegate, però, in questo ultimo mese sembra aver puntato a far crescere la fascia di lavoratori da passare di livello, alla
qualifica di “team leader”, tradotta in “capi sala” che fa un po’ ospedale e un po’ ristorante. Come aveva annunciato il giorno dell’inaugurazione Paolo
Golano, presidente di Telegate Italia (la società nasce in Germania), la sede di Guasticce è stata voluta e pensata in espansione, con un obiettivo di punta
di 500 lavoratori circa. Oltre alle 150 postazioni che attualmente occupano il primo piano e che a metà mattinata viaggiano tutte a pieno ritmo, si sta
pensando di estendere l’attività ai due piani superiori. Per gestire il personale addetto a telefoni e computer servirebbero una cinquantina di capi sala.
Così, se da una parte andrà a casa uno zoccolo duro probabilmente già destinato al mancato rinnovo, dall’altra aumenta il numero delle figure intermedie
più legate all’azienda e si riaprono le liste per le selezioni svolte, fino ad oggi, quasi a ciclo continuo.
Scrematura-promozioni-nuovi ingressi, questa sembra essere l’operazione, anche in vista di una nuova massiccia campagna pubblicitaria che dovrebbe
partire a breve con l’intento di “polverizzare” i concorrenti del 892.892 che qualche gatta da pelare, in un primo momento, al 12.40 l’hanno data. Ma
nessuna sigla sindacale, a oggi, ha avuto modo di effettuare verifiche di sorta a tutela dei giovani precari.
——————————————————
—–
In Provincia la verifica dell’accordo»
Triolo (Cgil) ai politici: avete garantito per l’azienda, ora intervenite
L’appello a rivolgersi alla Camera del lavoro per verificare i contratti
——————————————————
————————–
GUASTICCE. «In questi giorni ho ricevuto più di una telefonata dai lavoratori del call center. Tutti i contratti sono in scadenza e il mancato rinnovo è
dietro l’angolo». Nicola Triolo, segretario della Slc-Cgil, sa cosa sta accadendo e spiega: «L’operazione Telegate ha avuto una sponda politica, ed è
giusto quindi affermare che la politica che questa azienda ha voluto, ora è chiamata a dare delle risposte». Più che mai necessarie, e non solo perché ci
sono posti di lavoro in ballo. La Cgil, infatti – ricorda Triolo – non ha più incontrato l’azienda praticamente dal giorno della firma dell’accordo che ha dato
il via all’insediamento. L’ultimo appuntamento saltato «è quello fissato per mercoledì e giovedì di questa settimana».
L’accordo tra le parti prevedeva una serie di passaggi di verifica, il primo dei quali precedente l’inaugurazione che risale, ormai, al 10 novembre dello
scorso anno. Lo scopo era quello di mettere il sindacato nelle condizioni di conoscere i numeri: quanti contratti, di che tipo, con quali prospettive: «Ad
oggi – spiega ancora Triolo – io non so che tipo di contratti l’azienda ha fatto e a quali altri intende procedere. Ciò che è chiaro è la filosofia aziendale: io
prendo questi ragazzi, gli faccio fare un lavoro che è oggettivamente alienante e poi li cambio dopo tre mesi».
L’invito lanciato dalla Cgil è di recarsi comunque al sindacato per verificare il mancato rinnovo, il tipo di contratto, le offerte che l’azienda potrebbe
avanzare: «Ci sono sentenze – ricorda Triolo – che stabiliscono come contratti a progetto di questa natura siano a tutti gli effetti rapporti di lavoro subordinato.
Sappiamo che c’è sempre presente lo spauracchio del licenziamento, ma questi ragazzi e ragazze devono sapere che ci sono gli strumenti per difendersi».
Resta il fatto, come conferma il sindacalista, che «dal punto di vista contrattuale, con questa azienda non si riesce ad avere rapporti». E, allora, qual è il luogo
deputato al confronto sull’accordo che comunque è stato siglato, nero su bianco? «La Provincia – risponde senza esitazioni Triolo – perché a quel tavolo
c’erano tutti. E per noi è stato molto sofferto, ci è costato una frattura all’interno».