resoconto mobilitazione davanti ai blocchi di case in via della padula

Giovedì invece abbiamo organizzato un presidio davanti ai blocchi di case popolari in via della Padula.
Abbiamo avuto alcune discussioni con i pochi abitanti rimasti che giustamente protestavano per la loro condizione di estremo disagio abitativo.
La padula e' un blocco di case ERP che ospitavano 70 famligle.
L'amministrazione e' accusata dagli abitanti di non aver svolto nessun lavoro di manuntenzione degli alloggi abbandonandoli a se stessi
fino ad arrivare appunto ad oggi dove si vuole demolire il tutto e trasferire gli abitanti in altre case (adducendo motivi di fatiscenza).
Per permettere questa operazione gli amministrazione hanno promesso che le case sarebbero state ricostruite da un'altra parte (ricordo che le case ERP sono patrimonio di tutti costruite con i soldi dei lavoratori).

Il primo progetto prevedeva la loro costruzione a salviano 2, ma tra operazioni non chiare e ammanchi di denaro, favori e processi, la ditta costruttrice disse che non aveva nessuna intenzione di costruire quegli appartamenti.
Allora il progetto si sposto' a Nuovocentro , un altro programma di costruzione e riqualificazione di cui non esiste ancora un vero e proprio progetto.
Un particolare importante da aggiungere: l'area dove sono edificate le case e' a cavallo della porta a terra, siamo venuti a conoscenza di molte mire speculative private per quel terreno, si parla di costruirci ristoranti e servizi.

Noi chiediamo che le case non vengano assolutamente demolite
che vangano ristrutturate e mantenute pubbliche
Che, oltre agli inquilini che abbiano interesse a rimanere, le
case libere vengano consegnate a chi ha problemi di emergenza abitativa.

articolo apparso sul tirreno di Venerdì 9 Febbraio:

Case murate e degrado, protesta alla Padula

I precari: no alla demolizione. La circoscrizione: è l'unica via d'uscita

 LIVORNO. All'indomani della protesta al convegno sui cent'anni dell'ex Ater, il fronte della protesta per l'emergenza abitativa si sposta in periferia, nella trincea del disagio: alla Padula, in un blocco di case popolari. Anzi, ultrapopolari già secondo i canoni di fine anni '30 (sotto i 30 metri quadri, senza fondamenta, wc sul ballatoio e condizioni tali che definirle fatiscenti è già ottimista). Sono oltre 70 alloggi ma solo una dozzina sono ora occupati: gli altri sono vuoti e murati perché il Comune li giudica non risanabili, unica strada l'abbattimento. Da anni è iniziato un processo di trasferimento delle famiglie in alloggi pubblici di altre zona della città.
 I precari autorganizzati di Prec-aut in tandem con l'Unione inquilini hanno effettuato un presidio di protesta per contestare la decisione di abbattere l'edificio: nessuno intende difendere il degrado esistente ma i promotori della protesta temono che lasciar buttare giù questi edifici non porti ad altro che alla cancellazione di un'altra fetta di patrimonio abitativo pubblico («già falcidiato dalle vendite e proprio mentre più forte si fa sentire il morso dell'emergenza sociale»). Una preoccupazione tira l'altra: quest'area – viene sottolineato – fa gola ai privati perché è a un passo dalla Porta a Terra e la promessa del Comune di ricostruire altrove le case popolari «rischia di perdersi nel nulla o esser attuata chissà quando».
 «Di fronte al mercato della casa così com'è – spiega gli organizzatori dell'iniziativa di lotta – fette crescenti di popolazione risultano tagliate fuori dalla possibilità di veder soddisfatto un bisogno primario com'è la casa: i prezzi degli affitti sono in orbita e invece, al contrario, i salari sono sempre più bassi e precari, e neppure si è in grado di dare garanzie e anticipi alle agenzie. Non solo: capita sempre più spesso che l'impossibilità di tener testa ai rincari finisce per far precipitare gli inquilini nel gorgo della morosità».
 «Ben venga questa protesta – afferma Marco Cavicchi, presidente della circoscrizione 4 – se serve come pungolo per fare più in fretta e aiutarci a far marciare speditamente il progetto di riqualificazione che mira a trovar casa alle famiglie della Padula per liberare completamente l'edificio e poi abbatterlo. Francamente è impossibile risanarlo: meglio ricostruirlo daccapo altrove».
 Cavicchi nega che gli abitanti di quel blocco di case popolari alla Padula siano stati abbandonati a sé stessi: una sessantina di famiglia sono state trasferite e la gestione di quest'operazione lo rivendico come un successo di partecipazione: la lista delle priorità l'hanno autogestita i diretti interessati».
 Quanto al pericolo di speculazione, Cavicchi si sente al riparo: il Prg prevede solo l'abbattimento, l'area è pubblica, qualsiasi variante deve passare dal consiglio comunale. Poi aggiunge lancia un messaggio ai promotori della protesta: «Sarei mille volte contento se volessero incontrarmi insieme al Comitato di Rombolino».

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